IL TIRRENO
Rassegna stampa quotidiana della Provincia di Grosseto a cura dell’URP
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2012-06-01
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Rischio sismico i cento comuni dimenticati Fino al 2003 una fetta della regione non era classificata Da Lucca a Piombino, ecco dove si è costruito senza vincoli
di Giovanna Mezzana Fino al 2003 cento comuni toscani sono stati esclusi dalla classificazione del rischio sismico. E’ un’altra Toscana rispetto a quella che abbiamo raccontato ieri – quella di una normativa antisismica all’avanguardia – e che per molti versi assomiglia all’Emilia del terremoto: anche la Bassa modenese sconvolta dal sisma fino al 2003 non era considerata a rischio sismico. Come in Emilia, in questi 105 Comuni toscani sino a pochi anni fa si è potuto costruire senza vincoli e prescrizioni. Salvo poi scoprire, dopo, che molte di queste aree, sismiche lo sono davvero, e non poco: è il caso di alcuni comuni della Garfagnana, del Casentino, della Montagna Pistoiese. I comuni fantasma. I comuni dimenticati dalle mappe antisismiche sono disseminati in tutte le province, eccezione fatta per Firenze, Massa-Carrara e Prato (i cui comuni erano tutti mappati dal 1982). Fantasma larga parte del grossetano che sino al 2003 aveva addirittura 22 comuni non mappati: Grosseto, Capalbio, Castiglione della Pescaia, Follonica, Orbetello. Ma non mappata era anche buona parte della Lucchesia e della Versilia (17 comuni tra cui Lucca, Viareggio, Forte dei Marmi, Massarosa, Altopascio e Porcari); del Livornese (14 comuni fra cui Piombino, Porto Azzurro, Portoferraio). E persino zone appenniniche che anche il senso comune conosce come sismiche: Abetone, San Marcello Pistoiese, alcuni paesi del Casentino. All’improvviso il rischio. Nel 2003 tutti i comuni toscani vengono classificati a rischio sismico. Da quello più alto, il 2, a quello bassissimo, il 4, passando per quello medio (il 3). Ben 105 quelli classificati per la prima volta: si consideri che di questi attualmente 14 sono al livello più alto di pericolosità, il 2: Borgo a Mozzano, Bagni di Lucca, Coreglia Antelminelli, Pescaglia, Abetone, Cutigliano, Piteglio, San Marcello Pistoiese, Foiano della Chiana, Marciano della Chiana, Castel San Niccolò, Ortignano Raggiolo, Poppi, Pratovecchio. Come si è costruito? «Nessuno si è mai sognato di usare una normativa più gravosa di quella che l’obbligo di legge prevedesse – osserva Antonio Grasso, dirigente dell’area tecnica del Comune di Pisa – Nei territori non inseriti nella classificazione sismica si è costruito con le stesse tecniche impiegate in Emilia-Romagna. Ricordo la polemica relativa a Pisa e San Giuliano: Pisa venne inserita nella mappa sismica nell’82, San Giuliano rimase fuori». Fa riflettere il fatto che i due comuni distino una manciata di chilometri: nel Modenese il fronte della distruzione corre per 30-40 chilometri. Il pasticcio normativo. Fughe in avanti e passi indietro, ritardi e proroghe hanno caratterizzato la messa a punto delle regole per costruire tenendo conto del rischio sismico. «La riclassificazione è del 2003 ma l’obbligo di costruire seguendo certi criteri è scattato nel 2005 – spiega Claudio Barghini, ingegnere con studio tecnico a Montecatini Terme – Le prescrizioni per gli edifici a rischio rilevante, come i centri commerciali, entrarono in vigore subito nel 2003, ma solo per otto mesi: in questo lasso di tempo in Toscana vennero fatte non più di 3 pratiche. Nel 2005 ci furono appunto nuove norme tecniche, ma si poteva ancora continuare con le vecchie. Nel 2008 la normativa venne aggiornata e poi ci fu una proroga fino al 2010, anticipata a giugno 2009 dopo il terremoto dell’Abruzzo». « Adesso la normativa antisismica è buona – continua Barghini – ma quella che l’ha preceduta era molto spartana, con poche prescrizioni e con quelle fondamentali inserite in una circolare che come tale non è tassativa, quindi in molti casi non è stata applicata». La risposta della Regione. «Il problema sono gli edifici esistenti (prima della nuova normativa, ndr), i centri storici toscani sono stati costruiti tutti prima dell’82. Il rischio c’è – spiegano dagli uffici del Genio civile di Firenze – ma in gran parte della Toscana ci sono 30 anni di opere costruite bene rispetto agli otto anni dell’Emilia-Romagna».