IL TIRRENO
Rassegna stampa quotidiana della Provincia di Grosseto a cura dell’URP
2012-05-06
LAVORI PUBBLICI
Affresco castrato, Galeotti non s’arrende L’architetto scrive al ministro e annuncia un libro, fra inchiesta e ironia, sul caso del “fallo” sparito all’Abbondanza
Ma per Comune e Soprintendenza il restauro è ok
Tutto nasce da uno dei molti frutti fallici appesi ai rami dell’Albero della Fecondità, che caratterizzano l’opera. Prima del restauro, la sua forma era identica a tutti gli altri; una volta finito l’intervento, però, le sue sembianze sono apparse ben diverse, con la sparizione degli attributi. Ma non solo. Nello svilupparsi del caso, è saltato fuori anche un altro particolare: una figura umana ha subito una notevole “mutazione” del braccio destro durante il restauro, che ora appare sproporzionata. Questi i punti principali su cui si è basato l’esposto di Galeotti. Da allora il Comune, avvalendosi anche dei pareri della Soprintendenza delle belle arti di Siena e del ministero, ha sempre garantito che il restauro è stato fatto a regola d’arte. Come si è letto nell’ultima nota, gli interventi sull’opera «risultano sostanzialmente corretti e certamente non hanno pregiudicato lo stato dell’affresco, che ad oggi risulta, invece, essere buono».
MASSA MARITTIMA Una risposta concreta e chiarificatrice su cosa sia successo a quel frutto di forma fallica non è mai arrivata. «Ci sono state note dell’amministrazione, della Soprintendenza e del ministero, ma nessuno ha mai spiegato cosa sia successo durante quel restauro», spiega Gabriele Galeotti. È lui ad aver sollevato con un esposto, quasi un anno fa, il caso della “castrazione” dell’Albero della Fecondità” di Massa Marittima, affresco del tredicesimo secolo conosciuto in ogni parte del mondoi per la sua peculiarità “licenziosa” e ormai presente anche in un gran numero di libri scolastici. L’architetto, membro del direttivo del movimento civico Massa Comune, non è mai rimasto soddisfatto delle dichiarazioni rilasciate in seguito all’esposto che egli stesso aveva presentato, tutte rivolte nella stessa direzione: il restauro è stato fatto in maniera impeccabile. «Io invece sono del parere esattamente contrario», tuona Galeotti in una lettera inviata al ministero dei Beni culturali. «Numerose porzioni dell’affresco sono state ridipinte arbitrariamente nel più sgarbato disdegno dei caratteri artistici, tipologici e formali dell’opera». Ovviamente questa è un’opinione. Ma l’architetto non ha intenzione di fermarsi qui. Vuole mettere nero su bianco anche qualcos’altro. «Comincerò a scrivere un libro (con tanto di quelle foto che non vi siete neppure degnati di richiedermi) che intendo intitolare “Le operazioni di restauro eseguite sull’Albero della Fecondità risultavano sostanzialmente corrette”», dice al ministero. Un libro, assicura Galeotti, che potrà riservare sorprese: «La lettura di esso, posso garantirlo fin d’ora, sarà oltremodo divertente. Non mancherò di inviarvene una copia con dedica». Al di là delle lettere ufficiali, se gli si chiedono maggiori informazioni su questo fantomatico libro-dossier, Galeotti ridimensiona spiegando che si tratta di «una provocazione», ma conferma (serio) che comunque qualcosa in cantiere c’è. «Voglio produrre una monografia (ossia un testo concentrato su un unico argomento, ndc) sulla vicenda dell’affresco, chiusa con una nota ironica e con le spumeggianti dichiarazioni del sindaco Lidia Bai». Già, perché secondo Galeotti l’amministrazione è tutt’altro che estranea a questa vicenda. Come, a suo dire, dimostrerebbe un fatto su tutti. «Quando fu sollevato il caso – racconta l’architetto – l’allora assessore alla Cultura Franco Donati assicurò che una volta terminato l’intervento ci sarebbe stato un vero e proprio convegno sull’affresco. Ma non è mai stato fatto». Qualche mese dopo poi, la delega alla Cultura è passata di mano dal dimissionario Donati al sindaco Bai. «Ma anche lei non ha mai parlato né di convegno né di una conferenza stampa sull’argomento. Il perché è molto semplice: non hanno argomentazioni valide». Galeotti, invece, spiega di avere dalla sua del materiale fotografico, sul quale ha basato il suo esposto. «Sarebbe stato sbagliato richiedermi le innumerevoli foto di cui dispongo e in base alle quali ho avanzato le mie (sempre più convinte) perplessità?», chiede al ministero.