IL TIRRENO
Rassegna stampa quotidiana della Provincia di Grosseto a cura dell’URP
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2012-04-29
VIABILITÀ-TRASPORTI
Campiglia-Milano quasi sette ore Ecco l’altra Toscana La Tirrenica abbandonata nonostante qualche Freccia in più E dire che è stata il tracciato di prova dei treni superveloci
di Gianni Parrini Se l’alta velocità sulla dorsale centrale promette meraviglie, sulla dorsale tirrenica si viaggia con difficoltà. Pochi e vecchi sono i treni che percorrono la costa e lenti i collegamenti con lo snodo di Firenze. La riprova? Se da Firenze a Roma con Italo e con il Frecciarossa bastano 1 ora e mezza, da Campiglia Marittima a Milano possono servire anche sette ore. Le due soluzioni più veloci prevedono il cambio a Firenze con l’imbarco sul Freccia rossa (il viaggio dura in un caso 5h e 14′, nell’altro 6h e 25′), altrimenti – cambiando a Genova – si può arrivare a 7 ore e 45 minuti di viaggio. E in direzione inversa la musica non cambia: da Forte dei Marmi a Roma, con due cambi a Pisa e Firenze, si impiegano 4 ore. La dorsale abbandonata, dunque. «E dire che fino a poco tempo fa l’infrastruttura del corridoio tirrenico era la più considerata per lo sviluppo dell’alta velocità – raccontano al comitato pendolari di Grosseto – Sul rettilineo tra Albinia e Cecina, dove si possono toccare i 180-200 km/h, furono fatti i premi test dei supertreni». Ma nella pratica quotidiana, i pendolari della Tirrenica non hanno mai viaggiato a quelle velocità e soprattutto hanno dovuto battagliare a lungo per far sì che i treni a lunga percorrenza (quelli un po’ più veloci) fermassero almeno a Massa e Grosseto. «A dicembre – raccontano ancora dal comitato pendolari – al momento del cambio di orario erano molte le stazioni che Trenitalia aveva deciso di “bypassare”, da Follonica a Viareggio. Poi siamo riusciti a ottenere che per il 2012 i pendolini si fermassero almeno nei due capoluoghi. Ma il prossimo dicembre rischiamo di ritrovarci con i tagli». Attualmente la lunga percorrenza di Trenitalia sulla Tirrenica si divide in due segmenti: quello del servizio universale e quello dei treni a mercato. Il primo riguarda i convogli che paga lo Stato con un contratto del ministero delle infrastrutture: sono i vecchi Intercity che collegano il nord e il sud della penisola come il Salerno-Torino e viceversa (uno al mattino e uno alla sera), oppure i Grosseto-Milano o i Livorno-Milano. Accanto al sistema universale, c’è poi il servizio “a mercato” (così definito perché Trenitalia riesce a ricavare un utile con la vendita dei biglietti). Quest’ultimo è costituito dalle cosiddette “frecce”: la rossa e l’argento corrono sulla dorsale appenninica, la bianca sull’adriatica e la tirrenica. «Ce ne sono 5 al giorno che fanno su e giù per la nostra costa – proseguono dal comitato di Grosseto – Alcuni fanno la tratta Roma-Milano via Pisa, altri quella Roma-Genova. In quest’ultimo caso si utilizzano i vecchi pendolini Etr 463: si tratta di convogli inadatti alle alte velocità della dorsale appenninica e per questo da dicembre sono stati riciclati su questa linea di serie B. I risultati si vedono: viaggiano con un ritardo medio di 15-20 minuti e il problema è legato a una loro cattiva manutenzione». Se i collegamenti con i grandi centri vanno male, il quadro peggiora passando al piano locale: «La Regione non ha fatto gli investimenti necessari per portare anche in Maremma il cosiddetto “Memorario” – spiegano dal comitato – Si tratta di un sistema virtuoso di tratte “locali” che servirebbe non solo a collegare Grosseto con i centri minori a cadenze fisse e frequenti, ma anche a perfezionare l’attuale sistema con cui Trenitalia ha rivoluzionato i treni a lunga percorrenza salvando la stazione di Grosseto. In altre provincie è stato adottato, qui da noi no. C’hanno dato un contentino con una coppia di Regio-Fas, i treni regionali veloci che però sono un po’ ridicoli: da Grosseto a Firenze, 138 chilometri, impiegano ben 2 ore e 30 minuti. E questa sarebbe alta velocità?»