IL TIRRENO
Rassegna stampa quotidiana della Provincia di Grosseto a cura dell’URP
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2012-02-24

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L’odissea di un affittacamere Massa Marittima: ristruttura le stanze, l’Asl gliele boccia, il Comune le chiude, poi ci ripensano…

di Alfredo Faetti MASSA MARITTIMA «Quelle camere sono troppo basse: non possono essere affittate»: così ha detto l’Asl al proprietario, ad ottobre. Passa il tempo e lo stesso ufficio torna a fare i controlli, trovandole questa volta a norma di legge. Un caso particolare andato in scena a Massa Marittima, dove il protagonista, suo malgrado, ha dovuto far fronte a degli errori di valutazione che gli sono costati per qualche mese lo stop alla sua attività. Lui si chiama Paolo Schillaci e nel novembre del 2010 ha deciso di far rendere alcuni immobili di sua proprietà. Sono delle camere da letto, quattro in tutto, che decide di ristrutturare al dettaglio per poi poterle affittare. I lavori, in questo senso, terminano a giugno 2011. «Le camere sono venute davvero belle, lo hanno detto anche i tecnici dell’Asl quando sono venuti per i controlli», racconta Schillaci. Infatti, una volta terminati i lavori, il massetano ha chiesto immediatamente la Scia (segnalazione certificata di inizio attività), con conseguente ispezione dell’Asl-Ufficio igiene e sanità pubblica Colline Metallifere, come da prassi. I tecnici arrivano a ispezionare le camere il 20 ottobre, quando i lavori non sono ancora terminati. In seguito negli uffici comunali arriva una nota su questa verifica, in cui si dice che l’esito è negativo. Il problema è l’altezza del soffitto: troppo basso per la legge in tre delle quattro stanze, dove le pareti misurano 2,20, 2,50 e 2,58 metri. L’amministrazione, dal canto suo, una volta ricevuta la nota ha emesso un’ordinanza per far sospendere l’attività di affitto per le tre camere incriminate, lasciando invece valida la licenza per la quarta. «Abbiamo provato a parlare con i tecnici, ma non c’è stato niente da fare», spiega Schillaci. E di cose da dire il proprietario ne ha avute molte, anche perché, affidandosi alla consulenza di un architetto, ha scoperto che una legge regionale dà altri parametri. «Per quanto riguarda il recupero di mansarde e sottotetti – spiega – il limite è fissato a 2,50 metri». Così ha presentato un’istanza di riesame in modo da richiedere un approfondimento delle motivazioni. L’Asl torna in quelle camere a inizio febbraio e ribalta il verdetto che aveva dato solo tre mesi prima. Ma nell’ordinanza del Comune, con cui si dà modo a Schillaci di ripristinare l’affitto delle camere, non c’è traccia di questa legge regionale. Bensì, il ripensamento arriva da altre norme. L’altezza di due delle tre stanze in questione, infatti, «pur essendo inferiori a quanto previsto dal decreto del ‘75, presenta superfici e rapporti aereoilluminati maggiori di quanto prescritto e che consentono pertanto una maggiore quantità di cubo d’aria e di relativo ricambio». Non solo: «valutate le altezze previste per le camere di altre tipologie di strutture ricettive, non sussitono pericoli per la salute pubblica». E in questo modo, queste due camere sono tornate agibili per usi ricettivi, al contrario della terza, per cui il parere è stato confermato negativo. Intanto il tempo passa…

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